Disinfestazioni da processionaria
Secondo le disposizioni del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, la lotta alla processionaria del pino ( Thaumetopoea pityocampa ) è obbligatoria e come tale c’è l’obbligo per il proprietario delle piante colpite da questi lepidotteri di eliminare l’infestazione, pena la commissione di multe amministrative.
In effetti si tratta di un insetto molto dannoso, sia per quanto riguarda la salute della pianta delle cui foglie si nutre la larva durante il ciclo vitale, causando gravi stress fisiologici alla pianta stessa che si indebolisce risultando perciò maggiormente soggetta alle carie del legno e ai seccumi nella sua parte aerea, sia soprattutto per l’uomo e gli animali domestici ( specialmente cani ). I peli della larva adulta possono facilmente cadere dai nidi o lasciati cadere dalla larva stessa, per depositarsi al suolo o sugli arredi dei giardini. In queste condizioni è frequente che ne vengano a contatto la pelle, gli occhi, le mucosa o addirittura essere respirati, con problemi di salute molto seri. Tali peli contengono infatti sostanze urticanti che provocano infiammazioni e allergie di più o meno pesante entità a seconda dell’organo colpito. Eritemi e dermatiti per la pelle, edemi e difficoltà respiratorie per la gola, infiammazione per gli occhi. Per i cani il pericolo può esere addirittura mortale.
La processionaria non attacca solo il pino, ma si può trovare anche su larici e cedri; ne esiste anche una specie che attacca la quercia (Thaumetopoea processionea)
La larva sverna nei vistosi nidi bianchi formati da fili sericei che inglobano aghi secchi, detriti, escrementi, e gli stessi peli delle larve, il tutto per ottenere una buona coibentazione termica che permette la loro sopravvivenza anche alle basse temperature invernali. L’uscita dal nido si ha all’inizio della primavera, con le larve che escono prevalentemente di notte; esse si nutrono delle foglie, provocando i danni alle piante che prima abbiamo descritto. Queste larve raggiungono la maturità fra maggio e inizio giugno; in questo periodo scendono dalle piante, lungo il tronco, in caratteristiche processioni in fila indiana (da qui l’origine del nome) spostandosi sul terreno dove si interrano a pochi centimetri di profondità, vicino alle piante da cui sono scese e si incrisalidano. Verso l’inizio dell’estate, dalla crisalide esce la farfalla, che nella sua breve vita si accoppia e fa deposizione delle uova sugli aghi. Durante l’estate le larve iniziano la loro attività di defogliazione soprattutto notturna e costruiscono dei leggeri nidi provvisori, in attesa di costruirsi verso la fine del periodo caldo e con l’approssimarsi del freddo, i compatti nidi invernali. E’ proprio in inverno che la lotta meccanica all’animale produce gli effetti migliori, con l’asportazione manuale dei nidi dalle piante. Manovra comunque che presenta non poche problematiche per la posizione alta ed esposta dei nidi difficilmente raggiungibili e da farsi ad ogni modo con buone cautele da parte degli operatori, onde non incorrere nei danni per contatto o inalazione prima elencati. Si può utilizzare anche la lotta biologica per mezzo del Bacillus thuringiensis, un batterio che, agisce per ingestione paralizzando la larva e danneggiandone i centri nervosi. Tale attacco colpisce solo alcuni lepidotteri, dunque non risulta pericoloso per la biodiversità della zona in cui il trattamento viene effettuato: api, bombi e farfalle in genere sono assolutamente non colpite dal thuringiensis. Generalmente si utilizza un atomizzatore che spara con un flusso d’aria i batteri in una nuvola di vapore nebulizzato verso la parte alta della pianta. I batteri si depositano sugli aghi che saranno poi successivamente ingeriti dalle larve di processionarie, causandone la morte. Il periodo migliore per tale trattamento è verso la seconda quindicina di Settembre, dopo la schiusa delle uova depositate dalla farfalla Thaumetopoea pityocampa che avviene generalmente verso la fine di Agosto. In questo periodo le larve sono ancora al loro primo e secondo stadio, generalmente ancora prive dei loro peli urticanti. molto voraci ed estremamente sensibili all’azione del bacillo thuringiensis. Altro periodo utile potrebbe essere Aprile, quando le larve sono in piena azione dopo aver trascorso l’inverno nel loro bozzolo sferico setoso; ma in questo caso si sono già evolute al quarto stadio della crescita, sono molto più grosse ed il trattamento dovrà essere più pesante in concentrazione e ripetuto con una seconda irrorazione a distanza di qualche giorno dalla prima.
Altro metodo può essere costituto dalla trappola meccanica, che invischia le larve in trappole di contenimento quando esse scendono lungo il tronco, impedendo quindi l’interramento.
Infine esiste l’endoterapia, una tecnica utilizzata per curare le piante a vario titolo ed, in questo caso specifico, consistente nel’immissione di sostanze insetticide, non dannose per la pianta, che vengono iniettate sotto la corteccia all’interno del sistema vascolare della pianta. Dal tronco e attraverso il flusso vascolare, il liquido sale verso la chioma, venendo così a contatto con l’attività della larva in fase di alimentazione.